L’imporatanza della vitamina C

Gli esseri umani, hanno perso la loro abilità di sintesi della vitamina C generazioni fa, quando una mutazione genetica bloccò la produzione di un enzima epatico necessario alla produzione di questa vitamina.

Un motivo per cui i patriarchi biblici sarebbero vissuti così a lungo potrebbe essere stato che loro continuavano a prodursi la propria vitamina C. Dal momento in cui gli esseri umani hanno cessato di prodursi la vitamina C l’umanità ha dovuto affidarsi unicamente alla dieta.

Cacciatori e raccoglitori arrivavano a consumare fino a 600 milligrammi di vitamina C al giorno. La razione giornaliera al girno d’oggi, è di 110, miseri, milligrammi. La riserva corporea totale di vitamina C negli adulti è di circa 1500 milligrammi, ma questa quantità può essere consumata rapidamente,dall’organismo.

l’uso di sigarette, l’esposizione al sole, l’uso di medicine, la cicatrizzazione delle ferite, la crescita nei bambini, la gravidanza, le allergie e le infezioni virali accrescono il bisogno di vitamina C può andare ben oltre il possibile apporto dietetico.

I fumatori, per esempio, consumano circa 25 milligrammi di vitamina C, e per ogni sigaretta fumata. Almeno un terzo degli adulti non produce abbastanza acido nello stomaco per assorbire adeguatamente la vitamina C dai cibi.Quasi 1/3 delle donne sono anemiche in seguito alla perdita mensile di ferro nel ciclo mestruale e necessitano di ulteriore vitamina C per aumentare l’assorbimento di ferro dai cibi.I ricercatori dell’università dell’Arizona, hanno scoperto che 20 persone su cento,ha deficienza di vitamina C, mostrando segni biochimici dello scorbuto, e un ulteriore 30% non ha vitamina C, e non raggiunge la RDA quotidiana.

Una carenza di vitamina C innalza i livelli di istamina nel sangue di circa il 40%. e l’istamina aumenta nelle sindromi allergiche. ( capite quanto sia importante la vitamina C?) la vitamina C è facilmente escreta dal corpo e richiede frequente rifornimento.

Quanta vitamina C si deve prendere per avere una salute ottimale? I farmacologi inglesi Steve Hickey e Hilary Roberts indicano che 500 milligrammi presi a intervalli uguali, 5 volte al giorno, produrrebbero livelli sanguigni ottimali. Per assumere una tale quantità di vitamina C dai cibi si dovrebbero mangiare 40 arance al giorno, pertanto le integrazioni di vitamina C sono l’unica risposta pratica per far fronte a questa vera e propria deficienza genetica.

La vitamina C innalza il numero dei globuli bianchi che combattono i virus del raffreddore. Nei primi tre giorni dall’insorgere di un raffreddore, i virus si replicano più velocemente di quanto il sistema immunitario possa produrre globuli bianchi e il sistema immunitario è messo in inferiorità.E’ per questo che sono necessarie ripetizioni di dosi massicce di vitamina C per reprimere le infezioni virali, altrimenti il virus svuota rapidamente le riserve corporee di vitamina C.

Le paure di effetti collaterali dovuti ad alte dosi di vitamina C non si sono mai materializzate. Le previsioni che quantità eccessive di vitamina C avrebbero generato calcoli renali non si sono mai verificate.

Insensatamente, le nazioni europee hanno ristretto la quantità di vitamina C negli integratori a circa 60 milligrammi, assicurando così sicuro un persistente livello di malattia nelle popolazioni.

I primati (scimmie, scimpanzé), come gli esseri umani, non producono la propria vitamina C, ma possono assumere da 2000 a 5000 milligrammi di vitamina C al giorno tramite il fogliame di cui si cibano e non soffrono di conseguenze impreviste. Il corredo genetico dei primati è al 98% simile a quello degli esseri umani.Segni di una persona che ha poca vitamina C: difficile cicatrizzazione delle ferite, rottura di vasi sanguigni negli occhi e sul dorso delle mani, facilità di ecchimosi con macchie blu e nere, difficoltà a mantenere la gravidanza, arterie periferiche deboli che possono collassare e minare la circolazione nelle gambe e indurre sofferenza quando si cammina, collasso delle arterie coronariche, insulti emorragici, aneurismi (rigonfiamenti di vasi sanguigni deboli, facili alla rottura), affaticamento, gengive sanguinanti, elevata glicemia, emorroidi, dolore articolare (particolarmente nei bambini in crescita), epidermide pallida.

Ricercatori dell’Arizona State University hanno scoperto che la scarsità di vitamina C è responsabile anche di un aumento di peso.

La vitamina C aiutA nella prevenzione dei difetti genetici, nell’invecchiamento del cervello e altri problemi di salute.

TERAPIA GERSON

Chi si avvicina per la prima volta alla terapia di Gerson,solleva l’obiezione che una terapia sviluppata circa sessanta anni fa e immutata da allora, potrebbe essere ormai superata, dopotutto la medicina ha fatto grandi progressi dalla morte del dott.Gerson, avvenuta nel 1957,ma questa obiezione è errata su tutta la linea.

La fisiologia umana e la natura delle malattie croniche non è cambiata,quindi l’approccio della terapia Gerson non è diventato obsoleto,Al contrario la ricerca scientifica mondiale è arrivata a risultati che confermano e giustificano la metodica del Dott. Gerson.

 Nel corso degli anni la terapia Gerson non è certo rimasta immobile,anzi si è arricchita di diverse novità selezionate accuratamente seguendo lo stesso spirito che animava Gerson, che non era mai soddisfatto dei risultati raggiunti per quanto fossero straordinari o spettacolari potevano essere.

Infatti pensava che qualsiasi cosa poteva essere sempre migliorata.

 Dalla sua morte guarire è diventato sempre più difficile l’aria,l’acqua ,il terreno, sono sempre più inquinati,il cibo ha perso la maggior parte delle sue qualità nutrizionali,e in’oltre è sottoposto a pesanti manipolazioni industriali e adulterazione chimiche. Anche l’uso di farmaci sia quelli prescritti da medico che quelli senza prescrizione,è aumentato a dismisura.

 Alcuni atteggiamenti autodistruttivi ( fumo,alcool) sono diventate parte dello stile di vita quotidiana.Il risultato è che le persone sono seriamente intossicate.

 Il protoccollo della terapia di Gerson è stato arricchito del Coenzima Q10,che migliora il sistema immunitario e permette all’organismo di resistere a certe infezioni e tipi di cancro.

Un’altra sostanza per aiutare i pazienti al giorno d’oggi,più gravemente malati,la terapia origilnale è stata rinforzata con maggiori quantità di pancreatina a concentrazioni più elevate.

 Anche le compresse di Wobe-Mugos, contenente sostanze antitumorali,e stimolanti del sistema immunitario.Una delle funzioni di questo medicamento è distruggere lo strato esterno delle cellule tumorali,cosi che possono essere riconosciute e distrutte da apposite sostanze utilizzate in terapia.

La terapia di Gerson prevede anche l’utilizzo di ipertermia che stimola la risposta immunitaria e accelera il processo di cura,come anche il Laetrile cioè la vitamina B17 derivata dal nocciolo di albicocca contenente gruppo cianidrico in grado di attaccare le cellule cancerose,senza provocare danno a quelle sane.

E’ stato scoperto anche che le iniezioni via endovenosa di l’aetrile è in gradi di aumentare la temperatura dei tessuti tumorali di un grado: e questa è un’ottima cosa,visto che i tessuti tumorali non possono sopravvivere a temperature più alte del normale, tollerate invece tranquillamente dai tessuti normali.

Anche se il laetrile può essere utile per ridurre le masse tumorali e il dolore- ( particolarmente quello delle ossa ),questo non riporta alla normalità i tessuti del corpo,poiche è un aiuto complementare della cura che prevede anche altri passaggi,come l’immersione in acqua calda del paziente per simulare febbre,quindi solo nell’insime il trattamento ( che può durare mesi) favorisce la distruzione del tumore.

Queste elencate sopra sono solo alcune delle aggiunte alla terapi di Gerson,al fine di migliorarne l’efficacia.

Guarire con il metodo Gerson. Come sconfiggere il cancro e le altre malattie croniche. Con DVD: “Se solo avessimo saputo…” (Biblioteca del benessere)

La diffusione della Celiachia

E’ mai possibile che la diffusione pressoché «epidemica» della celiachia, cioè dell’assoluta intolleranza al glutine che può innescare anche gravi patologie conseguenti, possa essere dovuta ad una modificazione genetica approntata sul frumento? Questa ipotesi non è nuova e su di essa si sono spesso avventati, smentendola con ferocia, i sostenitori delle biotecnologie e dei cibi Ogm. Ma ora, grazie all’intuizione di uno scienziato di esperienza pluridecennale in campo medico, pare possa arricchirsi di ulteriori dettagli, chiarendosi all’opinione pubblica.

Un frumento nanizzato


Il professor Luciano Pecchiai, storico fondatore dell’Eubiotica in Italia e attuale primario ematologo emerito all’ospedale Buzzi di Milano, ha avanzato una spiegazione di questa possibile correlazione causa-effetto su cui occorrerebbe produrre indagini scientifiche ed epidemiologiche accurate. «E’ ben noto che il frumento del passato era ad alto fusto – spiega Pecchial – cosicchè facilmente allettava, cioè si piegava verso terra all’azione del vento e della pioggia. Per ovviare a questo inconveniente, in questi ultimi decenni il frumento è stato quindi per così dire “nanizzato” attraverso una modificazione genetica».

Appare fondata l’ipotesi che la modifica genetica di questo frumento sia correlata ad una modificazione della sua proteina e in particolare di una frazione di questa, la gliadina, proteina basica dalla quale per digestione peptica-triptica si ottiene una sostanza chiamata frazione III di Frazer, alla quale è dovuta l’enteropatia infiammatoria e quindi il malassorbimento caratteristico della celiachia.
«E’ evidente – ammette lo stesso Pecchiai – la necessità di dimostrare scientificamente una differenza della composizione aminoacidica della gliadina del frumento nanizzato, geneticamente modificato, rispetto al frumento originario. Quando questo fosse dimostrato, sarebbe ovvio eliminare la produzione di questo frumento prima che tutte le future generazioni diventino intolleranti al glutine». E non è da escludere che sia proprio questo uno degli scogli più difficili da superare.

400.000 malati in Italia

La riconversione della produzione, una volta che questa sia entrata a regime e abbia prodotto i risultati economici sperati, diviene impresa assai ardua e incontrerebbe senza dubbio molte resistenze. Di qui la probabile mancanza di interesse ad approfondire una simile ipotesi per trovarne l’eventuale fondamento.
D’altra parte, nessuno ancora ha trovato una spiegazione al fatto che l’incidenza della celiachia è aumentata in maniera esponenziale negli ultimi anni e l’allarme non accenna a rientrare. «
Mentre qualche decennio fa l’incidenza della malattia era di 1 caso ogni mille o duemila persone, oggi siamo giunti a dover stimare 1 caso ogni 100 o 150 persone», spiega Adriano Pucci, presidente dell’Associazione Italiana Celiachia. «Siamo dunque nell’ordine, in Italia, di circa 400 mila malati, di cui però soltanto 55 mila hanno ricevuto una diagnosi certa e seguono una dieta che può salvare loro la vita».

In molti sostengono che l’aumento dei casi di celiachia sia una conseguenza del miglioramento delle tecniche diagnostiche, ma la spiegazione non convince, appare eccessivamente semplicistica e riduttiva. Fatto sta che, anziché cercare spiegazioni sulle cause, cosa che permetterebbe di provvedere poi alla loro rimozione, la ricerca oggi percorre direzioni opposte, ipotizzando e sperimentando ulteriori modificazioni genetiche del frumento stesso per «deglutinare», cioè privare del glutine, ciò che ne è provvisto o «immettere» nel frumento caratteristiche proprie di cereali naturalmente privi di glutine.

Il mistero dei Creso
A proposito torna alla mente una questione dibattuta qualche anno fa alla quale non è mai stata fornita risposta e che rimane a tutt’oggi un problema apertissimo e attuale: il cosiddetto grano Creso. Nel 1974, all’insaputa dei più, viene iscritto nel Registro varietale del grano duro il Creso. Nove anni dopo, la superficie coltivata a Creso in Italia era passata da pochi ettari a oltre il 20% del totale, con 15 milioni di quintali l’anno per un valore, di allora, di circa 600 miliardi di vecchie lire.
Da una pubblicazione del 1984 si ricavò poi che quel grano era stato «inventato» e sviluppato presso il centro di studi nucleari della Casaccia (1). Nel lavoro, come ricordò nel 2000 anche il fisico Tullio Regge su
Le Scienze, si sottolineava l’efficacia della mutagenesi e l’introduzione di nuovo germoplasma e di ibridazioni interspecifiche.

In sostanza, il Creso era il risultato dell’incrocio tra una linea messicana di Cymmit e una linea mutante ottenuta trattando una varietà con raggi X. Per altre varietà in commercio erano stati utilizzati neutroni termici. In che misura, per esempio, il consumo continuativo di questo frumento può avere influenzato l’organismo di chi lo ha ingerito? Non si sa, né pare che alcuno voglia scoprirlo. Lo stesso Regge si limitò ad affermare che comunque «lo hanno mangiato tutti con grande gusto».
E se la celiachia fosse il risultato di decenni di ripetuti e differenti interventi sulle varietà di grano che sta alla base della maggior parte del cibo che mangiamo? Chissà se a qualcuno, prima o poi, verrà voglia di capirlo.

Claudia Benatti

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